Pieve di Soligo

ita È da sempre denominata la perla del Quartier del Piave, grazie alla sua posizione centrale rispetto alla Valle del Soligo, la Vallata e la Valmareno; Il termine plebs porta la sua origine a secoli prima dell’anno Mille indicando una zona rurale e primitiva. La pieve di Soligo è una delle più antiche pievi ecclesiastiche della diocesi di Ceneda e risale al IX – X secolo. Il centro storico è arricchito dalla chiesa di Santa Maria Assunta e chiese minori, nonché ville e palazzi, tra i quali Villa Brandolini e il Centro Balbi Valier.

ing Pieve di Soligo has always been known as the pearl of the district “Quartier del Piave” thanks to its central position in the land of the river Soligo; the word”Plebs” takes origin centuries before the year 1000 and indicates a primitive rural district. The “pieve” of Soligo is one of the oldest parishes of the episcopate of Ceneda and dates back to IX-X century. The historic center is enriched with the church of “Santa Maria dell’Assunta”and minor churches as well as villas and palaces among which “Villa Brandolini ” and “Centro Balbi Valier”. In the past Pieve was divided in two districts: “Contà” on the left of the river Soligo and “Trevisan” on the right. These 2 districts were dominated by different families: Da Camino and Brandolini in the Contà and the city of Treviso in the Trevisan, and up to now they challenge each other in the tug-of-war during the “Spiedo Gigante”, a traditional gastronomic feast at the beginning of October. Nowadays the town is an important artisan and industrial center as well as a renowned tourist resort. Pieve di Soligo is the birthplace of the famous poet Andrea Zanzotto and of other important people such as Eugenio Bellotto, Marta Sammartini, Giovanni Zanzotto, Toti Dal Monte and Giuseppe Toniolo.

ted Pieve di Soligo ist, dank seiner Lage die “Perle” des Quartier del Piave genannt. Der Name “plebs” erinnert ländlich und primitiv Gebiet. Die Pfarrei von Pieve di Soligo ist eine der älteste Kirchen der Diözese von Vittorio Veneto und ist IX – X Jahrhundert datiert. Im historischen Zentrum stehen das Dom Hl. Maria und verschiedene kleinen Kirchen, Paläste und Villen wie Villa Brandolini und Centro Balbi Valier.

Luoghi d’interesse:

Chiesa Arcipretale

Periodo:
XX secolo.

Descrizione:
Si tratta di una costruzione in stile neo-romanico, di forma basilicale, con tre navate e tre absidi. La navata maggiore finisce nell’ampio presbiterio e coro; l’abside, pur avendo forma circolare con volta e semicupola, assume un aspetto poligonale in virtù delle vele rialzate delle finestre. Le navate minori finiscono in due absidi che accolgono i due altari laterali, provenienti dalla vecchia chiesa abbattuta. All’interno è conservata una bellissima pala cinquecentesca raffigurante l’Assunta, un’opera pregevole di Francesco da Milano del 1540 (recentemente restaurata). La chiesa è infatti dedicata a Santa Maria Assunta. Le absidi laterali conservano due altari provenienti dalla precedente parrocchiale, abbattuta per far posto all’attuale. La chiesa contiene inoltre le opere dei noti artisti locali Giovanni Possamai (Sant’Antonio da Padova, la Crocifissione dell’altar maggiore di marmo) e Marta Sammartini (la Vergine Maria, gli affreschi dei misteri del Rosario e l’Ultima Cena), mentre le decorazioni sono opera del Forlati. Sopra le navate minori spiccano i matronei o gallerie ad archetti. Le pareti interne sono interrotte verticalmente da stretti pilastri, poco sporgenti: fra di essi ricorre un fregio ad archetti pensili a tutto sesto. La facciata termina con cinque pinnacoli a tempietto. Un’ampia finestra a rosa forma il finale del ricco portale. La vecchia Torre campanaria, ora non più esistente, era costruita sopra una tomba romana e fu danneggiata nel corso della Grande Guerra: si preferì così riutilizzare il suo materiale per l’edificazione della nuova chiesa. In fondo alla chiesa, alla destra di chi entra, è collocata l’arca marmorea che raccoglie le spoglie del grande sociologo Servo di Dio Giuseppe Toniolo. L’organo ad una tastiera di tipo settecentesco è opera del bassanese Rodolfo Guerrini, restaurato più volte anche dalla ditta Piccinelli di Padova nel 1984. La chiesa custodisce anche opere interessanti del Bellucci e del figlio, come la Natività di Maria, San Sebastiano, la Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano e Sant’Antonio da Padova.

La storia:
Edificata nel primo ‘900 sulla richiesta di mons. Sebastiano De Zorzi. Sospesi durante l’invasione nemica, i lavori ripresero nel 1922 a cura della Cooperativa di lavoro dei signori Battistella, Meneghin, Gerlin Sperandio e Amadio. La chiesa fu consacrata nel 1924, ma i lavori interni ed esterni si protrassero fino al 1937.

Chiesa di Santa Maria Maddalena

Periodo:
XIV secolo

Descrizione:
Si tratta di una costruzione legata ad una Confraternita e a una Scuola di omonima dedicazione. Il culto a Santa Maria Maddalena unì appunto alcuni devoti in una confraternita, che aveva lo scopo della manutenzione della chiesa a lei dedicata. Nel 1749 l’arciprete Tagliapietra riferisce al vescovo che la chiesa ha tre altari: il primo dedicato alla Santa, gli altri a Sant’Antonio Abate e a San Valentino.

La storia:
Si ha un primo riferimento della chiesa in un testamento nel 1354, ma l’edificio attuale reca incisa sul timpano la data 1608. La chiesa ha assunto una certa importanza da quando la Sacra Congregazione dei Riti decise di eleggere Santa Maria Maddalena patrona di Pieve (nel 1963), superando in questo modo le rivalità che opponevano i fedeli delle due diverse Contrade, sottoposti fino ad allora a due diverse dominazioni. Il 22 luglio, giorno della Santa, dalla chiesa partiva la processione diretta all’oratorio.

Ville e palazzi a Pieve di Soligo

Periodo:
Varie epoche.

Descrizione:
Il patrimonio architettonico di Pieve di Soligo è ricco per quanto riguarda ville e palazzi. Ancora oggi si possono ammirare i seicenteschi Palazzi Ciassi (in via Lubin) e Morona (in via Marconi, adiacente l’oratorio barocco della Madonna del Carmine con campanile a vela), la semplice ma elegante Villa Chisini, gli ottocenteschi Palazzo Vaccari e Palazzo Sammartini ex Balbi Valier (in Piazza Balbi Valier).

La storia:
Il comune ha mantenuto l’aspetto di piccolo borgo medievale fino alla metà del XIX secolo, quando venne aperta Piazza Vittorio Emanuele II e costruito l’attuale Palazzo Balbi Valier. In origine le costruzioni erano separate da anguste stradette e lasciavano purtroppo solamente intravedere le strutture di un palazzo nobiliare o di una chiesetta.

Chiesa della Madonna di Lourdes

Periodo:
Seconda metà del XIX secolo.

Descrizione:
Piccola chiesa adiacente all’Istituto per le Orfanelle fondato da Gerolamo Maria Balbi Valier (ora sede del Collegio Vescovile Balbi Valier).

La storia:
La costruzione è stata ordinata da Marco Giulio, figlio del nobile Gerolamo Maria Balbi Valier che ha fatto riedificare la chiesa di San Martino.

Parrocchia di Barbisano

Periodo:
1902-1910

Descrizione:
La chiesa attuale venne costruita un po’ più a ovest rispetto a quella precedente. L’organo a tastiera fu costruito dalla ditta Zordan nel 1927.

La storia:
In origine fu cappella filiale di Pieve di Soligo; nel 1350 il pievano di Pieve è anche rettore di Santa Caterina di Barbisano. L’origine è comunque incerta. Si sarebbe staccata in seguito da Pieve, ma anche questo non è sicuro, e nel ‘700 fu costruita una nuova chiesa (demolita nel 1902). L’attuale parrocchia è stata costruita dal 1902 al 1910. Il campanile è stato terminato quattro anni più tardi. Notevolmente danneggiata dalla guerra, fu in buona parte restaurata e consacrata dal vescovo Beccegato nel 1929.

Villa Toti del Monte

Periodo:
Costruita nel 1926.

Descrizione:
Edificata per la celebre soprano lirica Toti dal Monte, che vi portò la propria residenza (fino alla morte, avvenuta nel 1975), la villa ha magnifici interni dal vago sapore dannunziano.

Oratorio di San Zuanet

Periodo:
XIX secolo

Descrizione:
Si trova vicino al Molinetto della Croda, nella Valle del fiume Lierza, nel territorio di Solighetto. Conserva un affresco del pittore bellunese Demin.

Chiesa della Madonna Addolorata

Descrizione:
Nella cappella sono custodite varie reliquie, tra cui quelle della Santa Croce che una antichissima tradizione vuole sia stata portata dalla Palestina dagli antenati della famiglia Balbi Valier.

La storia:
La chiesetta esisteva da tempo immemorabile negli appartamenti superiori dell’attuale Palazzo Sammartini. Nei lavori di ricostruzione nel primo dopoguerra la cappella privata fu demolita e ricostruita a pian terreno.

Chiesa di San Martino

Periodo:
Periodo altomedievale.

Descrizione:
Si tratta di una chiesa cimiteriale, che riveste però un certo interesse artistico.

La storia:
Di fondazione altomedievale, la chiesa ha un primo accenno in un documento del 1177. A quel tempo le erano soggette la chiesa di Sant’Andrea di Solighetto e quella di San Biagio nel castello di Soligo, che sorgeva dove sorge ora la chiesa di San Gallo. Con un privilegio dello stesso anno, concesso dal papa Alessandro III a Venezia in occasione del suo celebre incontro con Federico Barbarossa, la chiesa fu unita al monastero di Santa Maria del Piave, nel 1229 a quella di Follina e nel 1495 al monastero di Santa Maria degli Angeli di Murano. Nel 1832 venne costruito il cimitero della Pieve che fino ad allora era stato il sagrato della chiesa parrocchiale. Fu riedificata nel 1840 a spese del nobile patrizio Gerolamo Maria Balbi Valier, che vi pose la propria tomba.

Villa Brandolini a Solighetto

Periodo:
XVIII secolo.

Descrizione:
Circondata da un immenso parco, Villa Brandolini è attualmente proprietà comunale e sede di convegni e associazioni. Ospita infatti il “Consorzio di Tutela del Vino Prosecco Conegliano-Valdobbiadene”, l’Istituto Musicale e il “Museo Toti Dal Monte”, il Centro Culturale “Francesco Fabbri” e numerose Associazioni culturali. Lo stile della villa è veneto, con finissime decorazioni a stucco di ispirazione veneziana e posteriori di qualche decennio alla costruzione della villa.

La storia:
Costruita dai conti Brandolini nel ‘700, il suo patrimonio subì gravi danni durante l’ultima fase del conflitto mondiale: scomparvero suppellettili e il mobilio, un’ala della villa e alcune adiacenze furono colpite dall’artiglieria. Il restauro decorativo fu operato nel primo dopoguerra dall’artista locale Emilio Fontana.

Note:
La decadenza del Castelletto iniziò nei primi decenni del ‘700, quando i Brandolini lo abbandonarono e costruirono per loro abitazione l’attuale Villa Brandolini.

Chiesetta di Santa Croce

Periodo:
Costruita nel 1885.

Descrizione:
La chiesetta è decorata da un meraviglioso affresco del Piava con una scena della Sacra Famiglia, dove è raffigurato il castello di Collalto e l’antico Castello, distrutto durante la Prima Guerra Mondiale. Attualmente rimangono parte della cerchia muraria e una torre.

La storia:
Costruita nel 1885, la chiesetta passò in seguito in proprietà agli Stefanelli, che vi seppellirono i loro defunti nel periodo 1887-1901, e ospitò quindi le sacre funzioni durante la costruzione della parrocchiale.

Parrocchiale di Solighetto

Periodo:
XIX secolo

Descrizione:
Costruzione dedicata a Santa Maria Immacolata e a Sant’Andrea, è una chiesa dell’Ottocento in stile neoclassico. All’interno, ad una sola navata, conserva pregevoli opere d’arte, un organo costruito dal Serassi e un magnifico affresco del pittore bellunese G. Demin, che rappresenta la Proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione: in un tripudio di luci e colori vengono rappresentati, tra gli altri, i papi Pio IX, Alessandro V e Sisto IV, che per primi sostennero il culto di Maria. Si conserva una tela del De Lorenzi di Soligo, mentre la statua in legno dell’Immacolata è del Besarel. Il campanile, sorto dal 1858 al 1862, fu decorato di belle statue e fornito dai Brandolini di uno stupendo concerto di campane fuse dalla fonderia De Poli di Ceneda. La costruzione del campanile fu affidata al capomastro Davide Conte di Moriago, su disegno del celebre architetto Saon.

La storia:
Agli inizi del secolo scorso la chiesetta di Sant’Andrea, situata dove si erge l’attuale, era definita piccola e disadorna. La chiesa fu fatta costruire intorno alla metà del secolo scorso dal conte Gerolamo Brandolini. Fu innalzata da curazia a parrocchia nel 1856. L’antico titolare Sant’Andrea fu commutato in quello di Santa Maria Immacolata, per ricordare la solenne proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.

Il Maglio di Pradella

Descrizione:
Si tratta di un poderoso maglio fatto azionare con un ingegnoso meccanismo che sfrutta la forza dell’acqua fatta derivare dal fiume Soligo. La costruzione è composta da due stanze, ma sono tre le ruote ad acqua che azionano complicati ingranaggi. Nella prima stanza, al centro, ci sono due magli in legno, con testa in ferro, a presa diretta, a fuso azionato da ruota; il principale ha la testa di un qintale, il più piccolo di 55 kg. Sulla sinistra si trovano tre forge, sulla destra si trovano altre macchine. Collegati alla stessa stanga di ferro funzionano, nella stanza più piccola, un ventilatore ad acqua e una mola in pietra naturale del peso di nove quintali. Nel majo si lavora ancora come una volta il ferro, o meglio l'”acciaione” (ferro derivato dalle rotaie o dai cerchioni dei vagoni di treni e locomotive), a mano, utilizzando solo gli strumenti indispensabili: tenaglie, martelli, cesoie, trance, mazze e stampe per sagomare i pezzi. Dalla lavorazione si ottengono ad esempio badili, pale, zappe, accette, martelli da frantoi per rompere i sassi e farne pietrisco per il cemento e vomeri per aratro.

La storia:
Durante la Seconda Guerra mondiale, quando c’era penuria di ferro e lo si doveva recuperare dai residuati bellici del 1918 mediante resti di granate o bombe, la lavorazione del ferro fu temporaneamente sostituita con quella del rame, allo scopo di costruire caldaie da polenta. Ma la lavorazione principale rimase comunque quella del ferro.

Note:
Assistere alla difficile realizzazione di un pezzo finito è estremamente affascinante: ad esempio, per una pala forgiata a mano occorrono otto “scaldade” e dieci “passade”: una per il manico, una per allungare il pezzo di ferro e due per allargarlo, una per allargare il manico, una per arrotondarlo, una per sagomare e stampare, una per affilare con la ruota smeriglio e infine una per stemperare sul davanti.

Il 'Castelletto' di Solighetto

Descrizione:
La roccaforte viene citata in alcuni documenti antichi come Vicinale. Il nome Castelletto fu usato in seguito, forse per non confondere il castelletto con il vero castello, che rappresentava a Cison il centro del feudo della Valmareno.

La storia:
Sorgeva sopra il poggio della località tra Solighetto e Pedeguarda, che porta ancora il nome di Castelletto. Aveva interesse strategico per lo sbocco nella Valmareno e fu distrutto nel 1379. Sulle sue fondamenta i Brandolini ricostruirono un nuovo fortilizio nel secolo successivo, chiamato Castel di Borgo: vi soggiornò, stando alla tradizione, anche il Gattamelata. La denominazione di Castelletto è del ‘600 allorché Giulio Camillo Brandolini costruì il palazzotto di cui oggi rimane il corpo centrale.

Frazioni: Barbisano, Solighetto.

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