PRO LOCO FARRA DI SOLIGO – Roberto Tormena

 

  1. Questo tempo di attesa provoca in molti un senso di rassegnazione e di scoraggiamento. Nonostante tutto, lei intravede nei suoi collaboratori qualche disponibilità che induca a speranza e ottimismo?

Nel mio gruppo c’è un clima sereno, è un gruppo di giovani (18 anni- 42 anni) + 2 ‘’anziani’’. Come le altre Pro loco ne abbiamo risentito di non fare feste, ma abbiamo comunque cercato di avvicinarci alla nostra zona. Abbiamo capito che quello che conta non sono le manifestazioni, ma il nostro territorio e quello che possiamo fare per valorizzarlo. 
Gli introiti sono diminuiti, ma c’è comunicazione.
Molte Pro Loco si focalizzano con testardaggine nel fare feste, ma si deve star vicino a chi ha bisogno e fare quello che possiamo e promuovere il territorio.

 

  1. Quali sono le iniziative realizzate in passato, divenute tradizionali nel suo paese, che la Pro Loco intende portare avanti non appena ci saranno le condizioni favorevoli?

Noi siamo andati dietro al Sistema, prima la pro loco richiedeva ad esempio la festa della fragola e dell’asparago (ma non sono più i prodotti tipici del nostro territorio), ma con gli anni il settore agricolo ha avuto delle migliorie, quindi abbiamo tolto questa festa e ci siamo organizzati su ciò che rientra nel nostro territorio. 
Nuova manifestazione: Far Sapori (Far da Farra e Sapori, che raccoglie tutti i prodotti del territorio) per la primavera. 

 

  1. Ci sono invece delle manifestazioni  che negli ultimi anni sono andate affievolendosi; che, nonostante la loro validità, non registravano più il consenso della gente e che potrebbero essere tralasciate o sostituite da altre iniziative, “progetti” nuovi, anche a lunga scadenza, che la Pro Loco vorrebbe realizzare se ci fossero le energie sufficienti?

No, non ne abbiamo a parte Far Sapori. Sono presidente da poco e non mi sembra ci siano manifestazioni che non abbiano ricevuto consenso.

 

  1. A suo parere, quali strumenti-metodi si possono utilizzare per coinvolgere di più i giovani nelle nostre/vostre attività?

La mia strategia è questa: quando ero giovane, i più anziani non ti lasciavano voce in capitolo e in questo modo alcuni giovani si tiravano indietro; così quando siamo subentrati abbiamo cercato di coinvolgerli, e far vedere un clima sereno e giocoso. Certo ognuno ha i suoi compiti, ma si vedeva che erano coinvolti, e infatti ritornano. Ci abbiamo lavorato, e molto, e ora i risultati si vedono. 

 

  1. Anche in ambito sociale, una necessità molto sentita oggi è quella del “fare sinergia”. La sua Pro Loco in che relazione si pone con le altre associazioni, organizzate o spontanee, che operano nel suo paese? Ha degli esempi da fornire in merito al supporto dato dalla sua Pro Loco alle associazioni o istituzioni del paese?

Cerchiamo sempre di non pestarci i piedi, ci rispettiamo e collaboriamo. Cerchiamo di non creare disguidi e di non rubarci le idee. Collaboriamo con il Comune, Alpini, Rive Vive, associazioni della canonica e altre associazioni. C’è confronto. 

 

  1. Una trentina di anni fa è stato costituito il Consorzio Pro Loco Q. d. P. Secondo lei, è riuscito a svolgere una funzione importante per favorire le attività delle Pro Loco? Quali aspetti andrebbero rivalutati per renderlo adeguato alla nuova sfida del “dopo Covid”?

Serve un punto di partenza più giovane, e rafforzare un punto di riferimento.
Eventi Venetando va bene. Ma serve più presenza e più idee, ultimamente perde consensi, quindi si deve far vedere chi è il consorzio, cosa fa e quant’altro. Devono dar voce più voce ai giovani. 
Così non si va avanti! 
Ad esempio, per la benedizione del fuoco per il Panevin, abbiamo fatto riunioni su riunioni. Era stato stabilito di non fare niente, e poi qualcuno ha fatto come voleva. Quindi non c’è un punto unico a cui far riferimento.
Il consorzio non si è mai accorto dei problemi della nostra Pro Loco, e nemmeno l’Unpli. Ci siamo arrangiati. Ecco perchè abbiamo le nostre tessere oltre a quelle dell’Unpli.

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